Questa gara, “anomala” per tipo di terreno e tracciatura, ha regalato grandi soddisfazioni ai molti piloti che sono riusciti a familiarizzare almeno un po’ con il terreno tipico del posto ma non frequente in altre gare. L’annunciata scelta di trovare un compromesso tra difficoltà tecnica e fluidità nel percorrere la zona, ha trovato nella gara di Valgreghentino una possibile soluzione: zone con minor numero di passaggi ed in cui uno stile di guida senza soste può in alcuni casi agevolare il pilota.

Sì, perchè spostare entrambe le ruote e partire perfetti sotto l’ostacolo piace a tutti (chi ne è capace) ma su un terreno dove anche sul piano ci sono comunque sassi con poco grip diventa spesso controproducente.
I commenti dei piloti al primo giro non erano unanimi, al sempre entusiasta Noris, che indipendentemente da diversi errorini evitabili ha molto apprezzato il maggior impegno richiesto, si contrapponevano una trentina di scettici chiaramente in difficoltà.
Il fatto è che mantenere l’aderenza sulle pietre di fiume era già difficile con il peso giusto in più, se non si sapeva dare scorrevolezza alla guida, la moto interrompeva l’avanzamento.

Già, perchè il fatto che il clima fosse asciutto NON assicura terreno asciutto, per trovare zone con pietre asciutte in questa valletta boscosa credo sia necessaria una quindicina di giorni di calura maghrebina.
Clima caldo, terreno umido, quel tanto di fango che basta per costringere il pilota a fare tutto il trasferimento in salita tenendo il posteriore sotto carico e quel tanto di umido in discesa che costringe a tenere il manubrio serrato su tutto il chilometro di sentiero a sassi per evitare di finire in terra con tutta la moto.
Invece che riposarsi in trasferimento, si arrivava alla zona già sudati.
C’era già abbastanza materiale per stancarsi senza nemmeno entrare in zona.
I giovani meno ma i veterani ricordano che alcuni anni fa le gare erano quasi tutte così.

Anzi, se mi posso permettere una digressione, la mia prima gara, nell’estate 1984, passava proprio da quel trasferimento, solo che erano 10 km a giro da fare con il fantic 50; zone uguali per tutti e con la gratificante prestazione di un tre a giro su 10 zone. Totale punti 144 (il massimo era 150). A contendersi la vittoria in quella gara c’erano probabilmente mostri sacri come Beppe Valsecchi, Luca Bonacina e Corrado Garzetti, mattatori di quegli anni rispettivamente nella Junior 125 e nella cadetti oltre.

Ha preoccupato un po’ tutti i piloti la coda alla prima zona, oltre venti minuti di attesa nei momenti peggiori, tutto sommato però il tempo di percorrenza di più di metà dei piloti era intorno ai 30-35 secondi (cronometro alla mano), quindi al secondo e terzo giro il problema si è molto ridimensionato.
Considerando il numero di partenti (ancora 102) ed il numero di zone, il fatto che al secondo giro ci fossero 7-8 piloti per zona e al terzo giro solo 3-4 di media è un piccolo miracolo, l’ultimo pilota ha infatti chiuso i giochi alle 15.45 e nessun concorrente FTM confermano la validità delle scelte tecniche di tracciatura.
La scelta del trasferimento ha, come era in uso una volta, contribuito a rendere difficili alcune zone che, prese in se stesse e fuori gara, sarebbero magari state accessibili anche a piloti della categoria più bassa.
Con queste premesse proprio per questo chi era più preparato fisicamente è riuscito a guidare come in allenamento.

Si parla impropriamente di scelta di trasferimento, qualche volta per arrivare in un punto dove c’è una zona, i percorsi consentiti non vengono scelti dai tracciatori ma dai mappali (che parlano di sentieri scomparsi da anni).

In questo caso i piloti non sanno quanto fitta e spinosa fosse la boscaglia lì dove c’era quel tunnel tra i rovi (scavato con la collaborazione di Carlo Crippa, Orazio Bonacina, e altri del gruppo di cui faceva parte l’indimenticato ULISSE, mitologico scopritore di ostacoli nella boscosa valle) e su tutto il percorso tra la 3 e la 4.
E comunque, dopo ore e ore di falcetto e motosega sotto la direzione di Augusto Bartesaghi, il sentiero perduto è tornato alla civiltà giusto in tempo per questa gara.
I primi a godere o patire questa competizione d’altri tempi sono stati perciò i gialli, le cui difficoltà sono state previste per evitare quei giri a due tre penalità, magari effettuati da più piloti, impegnative senza essere pericolose e che ti danno la possibilità di recuperare un cinque.
Sui primi due gradini del podio troviamo però due piloti Acquistapace che di 5 non ne hanno fatto nemmeno uno, Diego e Andrea. A seguire, Noris e Pedroncelli, poi Tavaglione, guida pulitissima anche e soprattutto sul viscido, e un Azzoni in splendida forma che, pur con 4 zone a cinque, riesce a piazzarsi per gli zeri su Luca Pozzi in costante ascesa.
Più indietro in classifica lady Clara Macchiavello, che vista la difficoltà del trasferimento si dice giustamente soddisfatta dall’esito della gara, conclusa ottimamente anche senza poter contare su muscoli da uomo.

Conferma per Mantovani nella categoria amatori, già noto per la guida composta, ha saputo mettere a frutto in queste zone infide la sua esperienza, per nulla appannata dai tre anni di stop.

Secondo uno strepitoso Gerosa, solitamente più indooristico nella tecnica che ha però dimostrato di saper essere molto composto quando gli interessa.
Compressi in due punti, tra i 29 e i 30 totali, Azzalini, Borghetti e Valsecchi, gli ultimi due in notevole crescita di classifica si impongono nientemeno che sul sempre efficace ed allenato Robertino Bassi (campione trialario 2008 nei verdi e vincitore nazionale dei promozionali B nel 2002).
Poche posizioni sotto, a suo agio sul guidato, Luciano Burinato piazza la sua Sherco davanti a Flavio Poncia e a Matteo Speziale, battuto però da Barilani e dal giovanissimo Pontiggia.

Nella Expert, dopo il fuoriclasse della blu Codega, a soffiare la seconda posizione a Ruga è Pasini, adattatosi con profitto anche al terreno infido.
Ruga si contenta di battere Macchè, autore di un ottimo giro a 9 dopo aver capito il tipo di terreno.
Ottimo 5° è Tavani, davanti a Foiadelli e ad un Bonvini che questo terreno non ha gradito come quello della precedente gara.

Siamo arrivati a parlare della classe Pro, senza eccessivi pericoli né zone lunghe questa è la gara che ha dato più problemi a Cattaneo, vincitore con 8 penalità totali. Seguono le 21 del compostissimo Cellati Stefano 2 punti in meno del più giovane ed esplosivo (nei movimenti) fratello Giuliano che chiude il podio ripetendo il cognome.
Rimaniamo in età anagrafica bassa con Zampieri che si conferma quarto battendo questa volta Sonny Goggia in gara senza andare a dormire (già aveva provato a correre con tre ore di sonno ma evidentemente non era abbastanza dura).
Lasciamo Goggia per citare Gianoni, ancora non al top con l’esuberante motore Gas Gas e Grossi, in 6^ e 7^ posizione.
Vedendoli guidare è frustrante pensare che anche con le loro indubbie capacità si rischia di arrivare settimi, ma se sono tutti bravi evidentemente non c’è altra via.
La gran lotta nelle retrovie non è priva di fatiche, con i piloti ad alternarsi nelle posizioni parziali, invece non sembra essere sotto stress per motivi di classifica Riccardo Ciciliani, che ha provato anche a guidare in no-stop su alcune zone.
I risultati ottenuti sono stati alcuni percorsi a 3 (mai da buttare via sui rossi) e un tentativo di back flip alla zona 7, patito però solo dalla sua gas gas tanto che alla zona indoor “ci ha dato” come se nulla fosse successo.

Mentre sto scrivendo (e sono le 23 e 15) il camionista Enrico sta finendo di impilare nel deposito i blocchi di cemento della zona indoor.
La zona indoor costa sempre immensa fatica organizzativa ma contribuisce allo spettacolo per chi è nel paese, tra poche ore Enrico cambierà camion e partirà per il suo lavoro, un grazie anche alle persone come lui che senza essere trialisti e senza lucro contribuiscono alla riuscita di questo sport.

P. De Angelis

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