Per la seconda volta il Trialario giunge a Moggio per merito principalmente di Gabriele Aldeghi, conosciuto trialista residente proprio nel comune dipartenza della gara, che si è dato da fare per spianare la strada all’organizzazione di questa gara.

Doverosi e non solo formali anche i ringraziamenti per l’Amministrazione Comunale nella persona del Sindaco, dinamico propositivo e disponibile, e della Polizia Locale di Moggio che ha coadiuvato con lo staff Trialario per la presentazione delle autorizzazioni.

Gentilissimi e disponibili sono stati anche i Carabinieri Forestali, già avvezzi ad assistere a gare ed allenamenti di Trial, che svolti i loro controlli di ruotine si sono limitati a verificare che i gitanti non creassero intralcio alla gara e che dalla gara non scaturissero situazioni di pericolo.

Come in poche altre occasioni la viabilità è stata completamente tutelata dai volontari dell’associazione Carabinieri sotto le indicazioni della Polizia Locale, escludendo ogni imprevisto stradale.

Nella fase preliminare di tracciatura l’ambizione di Gabriele Aldeghi e del Barte si sono concretizzate individuando posti nuovi, mai percorsi da ruote tassellate, che hanno costretto ad impegno supplementare per la pulizia del terreno ma offrendo in cambio una varietà notevole all’interno del percorso.

Hanno scatenato parecchie preoccupazioni infatti le rampe che incombevano sulle zone uno e due, cui si poteva arrivare dopo aver superato passaggi con piccoli ostacoli ma preceduti da un fondo sconnesso che è stato in quasi tutte le zone la caratteristica della gara.

Proprio questo fondo sconnesso, la cui incerta percorribilità era a tratti aggravata dai sassi umidi che si trovavano sotto la terra, ha evidenziato in modo così intenso la differenza con il terreno solito e solido dei campi trial che una buona metà dei piloti dalla categoria gialla alla blu ha creduto che molte zone non fossero percorribili con esito dignitoso.

Lo stile di guida da campo trial emergeva evidentemente nei piloti che usavano molto le ripetute correzioni a colpetti di gas in luogo della guida continua necessaria per evitare derapate in vista dell’ostacolo.

Specialista di questo stile di guida, non diciamo nulla di nuovo, è Gaspare Pomi, che imposta traiettoria e apertura del gas della sua Montesa 301 in modo da non avere ulteriori aumenti di spinta sul terreno ogni volta che si trova ad agire sul manubrio visto che calcola con notevole anticipo quanta inerzia impartire alla moto prima dell’ostacolo.

La sua guida a traiettoria ed andatura stabile gli consentono addirittura un secondo giro a due penalità totali, e la meritata vittoria pur sol per la discriminante degli zeri davanti al bravissimo ancorché molto giovane Dennis Poncia.

Premiati gli sforzi agonistici oltre che organizzativi di Gabriele Aldeghi. Terzo a 35 punti davanti a Capelli che evidentemente gradisce il trial naturale anche su fondo instabile e per questo sul fondo sconnesso sfiora il podio con 36 penalità riprendendo la sua posizione davanti a chi lo aveva battuto sui terreni dei campi scuola.

Sempre a ridosso dei primi Lorenzo Bettiga, anche lui a 38 punti, aiutato dal secondo giro a soli 7 dopo aver capito la tecnica di guida adatta.

Tradito dal cinque del terzo giro invece è Borghetti, che termina comunque davanti a Piva ed a Parolo.

Buon punteggio ma anche questa volta inattivato dagli handicap era quello di Mevio, retrocesso dai Blu, che avrebbe finito a 31 totali.

Ha stupito il ritiro di Conti, sicuramente più contento di guidare sul terreno stabile ma vedendo i parziali fino al momento del ritiro non deve essersi reso conto di essere comunque a portata del podio.

Analoga situazione è quella che ha coinvolto Valerio Codega nei Pro, che al primo giro era davvero fuori centratura e demotivato dall’impraticabilità di zone che è poi riuscito a fare successivamente.

Il suo parziale a 21 totali pareva essere segnale di gara persa irrimediabilmente ed invece eccolo di nuovo sul più alto gradino del podio, seppure per pochissimo sul bravo Fabio Macchè, in testa fino alla fine e tradito solo da un 5 all’ultimo sasso della zona 5 dopo aver passato la parte più complessa dei sassi del torrente.

Altro pilota che non molla è Paolo Ruffoni, stabile anche sul viscido fin dal primo giro ma con una lieve flessione alla fine ed occupa il terzo posto ai danni di Christian Svanella, per il quale il fatto di avere un 125 non era ancora stato un problema ed invece, con le rampe di Moggio, sicuramente non era un vantaggio.

Nuovi nomi sul podio per la classe dilettanti, che ormai tanto dilettanti non sono e per i quali si era deciso un cambio di impegno per le zone.

Assente Azzoni e ritirato Formenti svetta sul podio Bellati, a suo agio sia sul terreno solido che su quello smosso, evidentemente non ha fatto fatica ad usare una guida a gas costante necessaria per questa gara, tanto che chiude a 5 punti proprio il primo giro, 24 in tutto davanti a Vaninetti con 30 ed alla sorpresa Zugnoni, che ai danni di Poncia Flavio peggiorato solo alla fine, pone la sua TRS sul podio battendolo per gli zeri.

Notevolissimo quinto il veterano veneto Righetto Giuseppe, che oltre alla soddisfazione di vedere il figlio primeggiare nella Expert si toglie la soddisfazione di un ottimo piazzamento vicino ai primi dopo ben 45 anni di attività nelle gare di trial.

Giungiamo ora alla classe expert, la categoria dove il terreno scivoloso e sconnesso ha creato maggiori sconvolgimenti di classifica.

Proprio qui infatti sono comparsi nelle prime posizioni i concorrenti avvezzi a guida plastica e regolarità nella gestione del gas. Tradito a Chiuduno da un errore che gli ha precluso la classifica, vince a Moggio di buon margine Diego Righetto, sulla sua Montesa Repsol che su questo terreno gestisce nel migliore dei modi.

Stabile al secondo posto troviamo Balossi grazie alla decennale esperienza gestita in collaborazione con il fido Airoldi, supporto tecnico e morale del mitico Aus, vincente è stata la scelta di affrontare la rampa della ostica zona uno in seconda proprio per non permettere al motore di scaricare troppa coppia sulla terra morbida, con il risultato di un fantastico primo giro a 13, buona ipoteca per la classifica finale.

Al terzo posto un insolito Riccardo Ciciliani, che di solito non impensierisce i giovani piloti dato che predilige una condotta di gara rapidissima senza eccessive ricerche di traiettoria e spostamenti, anzi, molto incline alla guida no stop che sul terreno instabile ha dato i suoi frutti.

Sorprende il quarto posto di Macchè La Corte Lorenzo, buon pilota da cui non ci si aspettava una predisposizione a guidare sullo sconnesso al punto da risalire la classifica fino al quarto posto.

Squaranti anche se pilota di breve carriera, si inserisce vicino ai primi forse trovando negli ostacoli scivolosi di Moggio delle similitudini con le lastre di Alcenago dove spesso si allena.

Perde qualche posizione al terzo giro in seguito alla rottura del braccialetto della pompa del freno Mengotti, che nelle zone del fiume aveva dimostrato una notevole disinvoltura, e finisce sesto davanti a Bianchini e Robba, portatori di guide e motori di filosofie opposte, pastoso e progressivo nei movimenti Andrea Bianchini sulla Montesa 300 in contrasto con i movimenti rapidi del giovane Robba che guida una Beta Factory 300 anch’essa rapida ma forse fin troppo per questo terreno poco compatto.

Mancano in questa parte della classifica i giovani atleti provenienti dal minitrial, spettacolari nelle gare di Chiuduno e Cortenova, svantaggiati anche dalla leggerezza del loro fisico che non contribuisce a dare aderenza e la cui guida esplosiva e reattiva non è stata adattata al fondo instabile fino al terzo giro, più che dimezzando i punteggi del primo.

Li ritroveremo sicuramente in cima alla classifica in gare più confacenti al loro stile o quando svilupperanno, oltre alle doti che già hanno, la capacità di rallentare i loro movimenti per guadagnare aderenza.

Piccolo spazio per citare la presenza dei Superpro, a cui per l’occasione si aggiungeva il Campione Italiano Assoluto di Enduro Estremo Sonny Goggia.

Davvero impressionanti alcuni passaggi scelti per l’impegno dei campioni da percorso nero (ognuno di loro ha vinto un campionato italiano di qualche categoria) e a sorpresa su questo percorso svetta il nome di Luca Poncia, addirittura e con un notevole vantaggio in punti, davanti a Sonny Goggia che da anni non si cimentava più nel trial agonistico.

Chiude il podio Luca Ruffoni, che nelle precedenti gare ne aveva occupato il primo gradino, ma considerato il livello degli ostacoli e la sua giovane esperienza non c’è nulla da evidenziare.

Una considerazione sul giro di vite in parte voluto dai tracciatori e in parte percepito da molti piloti.

Dopo la gara di Chiuduno vi era l’intenzione di mettere i concorrenti in condizione di confrontarsi con percorsi diversi da quelli precedenti ma soprattutto dove non bastasse essere capaci di reggere l’incontro con l’ostacolo; in questa gara tutte le categorie dovevano impegnarsi anche tra un ostacolo ed il successivo, cosa che nei campi scuola o in terreni dove la terra battuta separa i sassi non si trova.

Il caldo non è bastato ad asciugare il fondo umido dopo aver spostato foglie e terra fino alle due e mezza di pomeriggio, quindi si può dire che la difficoltà delle zone è risultata superiore a quanto previsto, data l’imprevedibilità di terreni che non avevano ancora visto una moto e che sono stati scoperti per l’occasione.

Dovendo scegliere la dimensione degli ostacoli però, sottolineiamo che in una gara come Chiuduno, aumentare il livello tecnico avrebbe voluto dire rendere le curve più anguste ed aumentare il livello di pericolosità degli ostacoli, e ne è risultata una gara troppo facile per i migliori.

A Moggio abbiamo visto molti 5 su ostacoli medio bassi e sulle rampe, in quasi tutti i casi per la mancanza di abitudine alla mancanza di grip, tanto che alcuni piloti meno tecnici e molto meno giovani hanno superato agevolmente le zone che secondo altri erano troppo dure, possiamo anticipare che nelle previsioni dei tracciatori il livello di difficoltà desiderato si colloca tra la gara di Cortenova e quella di Moggio, ma più vicino a quella di Moggio, proprio per permettere a chi fa un solo stupido sbaglio non aver compromesso tutta la gara.

Attendiamo adesso di incontrarci ad Asso, dove sicuramente, superati i numerosi fastidi documentali, il Cerry saprà offrirci bellissime opportunità di confrontarci con gli ostacoli come ha sempre fatto.

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