Un grande battesimo trialistico per questo pittoresco e caratteristico paesino, dal centro storico così somigliante ai presepi da concorso.

Come nelle migliori tradizioni, per fare un battesimo non deve mancare l’acqua, acqua tante volte promessa in gare che sono state poi abbastanza asciutte o asciutte del tutto, con grande vantaggio per chi preferisce zone accessibili.

Ed invece qui è arrivata anche l’acqua che non era venuta nelle altre gare, a celebrare l’ingresso nell’autunno che significa anche quasi chiusura di stagione.

Questa volta era tutto previsto, nei limiti del possibile è stato reso accessibile ogni angolo della gara con percorsi alternativi per quando (e si sapeva) il fango avrebbe reso rischiose o poco controllabili alcune delle vie di accesso alle zone.

Quello che non è stato previsto è quanta differenza ci sarebbe stata tra un passaggio e l’altro, tra un giro e l’altro e tra un pilota e l’altro.

In questa gara, un po’ in tutte le zone, c’era una grande differenza tra i piloti bravissimi e gli altri.

I piloti bravissimi passavano sugli ostacoli (in tutte le zone) quasi come se fossero asciutti; i piloti bravi riuscivano a fare molto bene una zona che altri non digerivano assolutamente e magari alla zona dopo si invertiva la situazione.

Un esempio del genere è stato la zona 6: un pendio quasi senza significato quando è asciutto (tanto che i primi trenta a passare non hanno assolutamente fatto fatica a fare zero).

In pochi minuti si poteva assistere a scene tipiche di gare di altri tempi, cioè piloti sdraiati nel fango ancora aggrappati alla moto o addirittura parecchi metri più a valle della moto, e che si sdraiavano nuovamente nel tentativo di andare a recuperare il loro veicolo.

Un minuto dopo, piloti come Oberti, salire a zero sulla stessa rampa.

Fango bastardo in molti punti ma non così infernale da togliere ogni speranza ai meno allenati.

È il caso della terribile uscita della zona 7 per gialli e verdi, una radice in doppio gradino alto70 centimetri, con un metro e mezzo di rincorsa sprofondata in un budino di fango alto una spanna.

Zona costata un 5 persino a Diego Acquistapace mentre Malvestiti e Alborghetti, partiti perplessi salivano apparentemente senza grossa fatica e senza stop della moto.

C’erano anche zone su sassi di torrente che, per fortuna, hanno dato ai concorrenti qualche punto di riferimento “stabile” a prescindere dalle evolversi della gara.

I tracciatori hanno fatto un lavoro notevole per diminuire al massimo le problematiche di guida su terreno instabile.

Parecchio lavoro è stato necessario anche per cintare le aree di passaggio in terreni privati (il trasferimento fettucciato per qualche centinaia di metri era proprio all’interno di campi di proprietà, con tanto di giardino con le ortensie e pecore libere a pochi metri dal passaggio delle moto) e, per chi fa parte del team triangolo lariano il lavoro non è nemmeno finito qui perché il giorno dopo ci sono ancora cose da raccogliere.

Bisogna dire che l’amministrazione comunale ha fatto il possibile per agevolare l’organizzazione, ed il Sindaco in persona ha presenziato durante tutta la gara e dopo lo smontaggio del podio era ancora impegnato per riportare in sede alcuni materiali necessari alla preparazione delle vivande.

È anche grazie a lui che è stato possibile avere una dilatazione dei tempi di ripristino, così che si possano recuperare fettucce e quant’altro un paio di giorni dopo.

E comunque, gara molto impegnativa, per i piloti come per gli organizzatori.

Hanno tratto in inganno i parziali dei primi concorrenti a terminare il primo giro, quando il percorso non era ancora stato inzuppato dalla pioggia che tra l’altro è cominciata subito.

Cattaneo, Tavaglione, Pallisco, Viscardi, e lo spaventoso parziale di Verdari al primo giro (solo un piede all’infidissima ultima zona), hanno dato l’idea quasi di una gara tra quelle accessibili, ma eccetto il primo e l’ultimo di questi, gli altri hanno dovuto adattarsi al terreno che peggiorava di passaggio in passaggio moltiplicando i loro punteggi.

È diventato perciò fondamentale saper ricorrere alla forza di volontà.

Persino una zona come la 5 dove un lastrone inclinato a 30° lungo tre metri con rincorsa in salita aveva fermato almeno dieci piloti di fila (dopo le 14 la ricorsa era diventata una specie di palude di nutella) viene superata da Cereda a zero, forse il primo a non sperarci era proprio lui.

Ogni zona era potenzialmente una trappola ma valeva comunque la pena di tentare perché molti concorrenti, diciamo non di alta classifica, hanno recuperato punti preziosi, conquistando un tre su zone ritenute quasi impossibili e si sono presi la soddisfazione di stare in classifica davanti a concorrenti più blasonati.

Senza fare nomi, le categorie gialla e verde sono quelle dove una cosa del genere è successa spesso, anche se il vincitore della categoria Dilettanti è Davide De Giorgi, la cui guida non sembrerebbe affatto adatta a terreni britannici, il contrario del suo stile, molto indooristico.

Con una condotta di gara regolare in barba al peggiorare delle zone, De Giorgi si piazza meritatamente al primo posto con due punti di vantaggio sul fortissimo Perico e 5 su Mainardi che nelle ultime gare aveva vinto.

Mainardi, sebbene molto atletico e bravo negli spostamenti, ha ceduto rispetto a De Giorgi in quanto ad esperienza di gara, che a Rezzago era sicuramente importante avere.

Può invece vantare sia esperienza che guida stile inglese il bravissimo Luciano Malvestiti, sempre afflitto dalla maledizione del 5 alla prima zona del primo giro (come già in altre gare) ma bravissimo nel riuscire a portare la moto fuori da tutte le zone, anche quelle sui sassi dove il colore della pietra non era più visibile da un pezzo.

Solo nove punti lo separano da primo concorrente ma gli anni di differenza sono … molti più dei punti, si aggiudica infatti la prima posizione nella classifica over ai danni di Tavaglione che al crescere del fango non è riuscito a reggere la prestazione.

A pari punti con Malvestiti troviamo Triangeli, già presente sul podio nelle altre gare, in questo caso patisce il confronto con la guida old style.

Punteggi in progressiva crescita per Pirovano, Pomoli, Tavaglione, Strazzari e Panizzoli il cui impegno fangoso porta la sua Jotagas al decimo posto, una delle sue migliori prestazioni dell’anno.

Conferma di Pallisco nella amatori, giusta la sua strategia di gara, accumula con un primo giro su terreno ancora solido un vantaggio di 5-6 punti sugli inseguitori e riesce a mantenerlo perché anche sul fango non è pilota da lasciarsi intimorire.

Al secondo posto si inserisce Luca Acquistapace tra l’omonimo Diego e Pallisco.

Non è bastato l’impegno di Diego, che per sopperire alla mancanza di potenza del suo 125 si trovava spesso con motore a manetta e saltellare sulla ruota posteriore esibendosi in zeri mozzafiato, per battere il suo omonimo.

Ha comunque dimostrato quanto vale anche sul fango con questa ottima prestazione.

Ottima anche la prestazione di Rocco Parolo, solo due punti in più di Acquistapace, non ostante un paio di 5 imprevisti, che non dovevano proprio capitargli, riesce a limitare le penalità al punto da battere l’atletico Cereda, pilota impegnato h 24 per l’organizzazione della gara.

Rizzi e un ottimo Viscardi invece precedono Raschitelli e Burinato, gli ultimi tre protagonisti del campionato categoria Amatori Over che vede al momento Raschitelli in prima posizione.

Nella expert, caso Verdari a parte, gli organizzatori hanno, oltre ai luoghi, suggerito zone di livello tecnico molto ben calcolato con ostacoli molto vari.

Benché tutte zone con lo stesso grado di difficoltà, erano talmente differenti nel tipo di tecnica necessaria per oltrepassarle, da scatenare un’altalenante competizione per la conquista del secondo posto.

Ovviamente il pilota non lo capisce durante la gara, ma, analizzando i punteggi ci si rende conto di come zona per zona la classifica sia mutata molte volte.

Da questo alternarsi di classifica si deve ovviamente escludere Verdari che, con il suo scoraggiante (per gli altri piloti) giro a una penalità, ha messo una zampata sul primo gradino del podio che il FTM di Buglio gli aveva sottratto.

Se, con il peggiorare delle zone, anche lui ha fatto dei parziali umani rimane sempre imbattibile grazie anche ai tre zeri alla zona tre (tre sassi viscidi in sequenza con un buco in mezzo da saltare) e i due zeri alle rampe “cremose” da fare in terza o quarta con motore in piena potenza, che gli hanno fatto guadagnare un sacco di vantaggio.

Per merito di concomitanze varie e di un impegno inaspettato in relazione alle risorse disponibili dopo la fatica di tracciatura, De Angelis conquista il secondo posto per un punto sul valtellinese Oberti.

Il pilota di Buglio era in vantaggio al terzo giro proprio fino alle ultime due difficili zone che però il suo avversario supera a 1 recuperando quanto basta.

Terzo Oberti quindi, davanti al compaesano Azzalini Alessandro, anche lui potenzialmente a portata di podio fino alla fine del secondo giro, ma cede nel finale come era prevedibile che succedesse considerando il fango in aumento.

Il Bresciano Casari si trova quinto, alternando ai prevedibili 5 alcuni splendidi passaggi come i due zeri alla 3, volando sulla sequenza di sassi viscidi come fossero ricoperti in asfalto.

Mario Zampieri, si toglie ancora la soddisfazione di girare ai livelli di coetanei del figlio, davanti al presidente del Club organizzatore (Massimo Gatti) a sua volta aiutato dalla collaborazione di un seguidor, che trova nella gara di casa il coraggio per superare con successo quasi tutti gli ostacoli e avvicinare i suoi parziali a quelli di metà classifica.

Matteo Spreafico dimostra nuovamente che le 20 penalità per la retrocessione non sono sufficienti a tenerlo del tutto fuori dai giochi, glie ne vengono assegnate 24.

Dino Poncia è infine terzo nella categoria Expert over, stringendo i denti pur con alcuni problemi meccanici, riesce a portare la sua storica Sherco (tra qualche anno Sherco storica) al termine anche di questa snervante competizione.

Nella Pro ovvia la vittoria di Cattaneo e l’attesa lotta tra Gianoni e Goggia c’è stata e come, anche se i due non si sono mai incontrati durante la gara.

Partito tra i primi, Gianoni ha approfittato di un terreno decisamente più accessibile di quello che ha trovato poi Sonny Goggia partito manco a dirlo tra gli ultimi.

Goggia, nel corso della gara, è però riuscito a ridurre il divario dei 10 punti del primo giro a solo 4 punti, terminando a 8 penalità il terzo giro su un percorso nemmeno parente di quello della prima ora di gara.

Tutto ciò senza togliere merito allo splendido parziale a 4 del primo giro di Gianoni, per totalizzare il quale si doveva senz’altro salire un muro di granito di 130 cm con rincorsa di un metro dalla sabbia o da un terrazzino di roccia ma con jump obbligato di 1 metro e mezzo di vuoto, roba tosta anche da asciutta.

Al quarto posto Codega si inserisce tra Goggia e Gandola.

Li segue Zampieri, al terzo anno di guida del beta Evo 250, pur sempre bravissimo si trova quest’anno contro avversari dall’atteggiamento molto più professionistico di quando saliva spesso sul podio rosso.

Si conclude così una memorabile competizione in cui anche gli ultimi delle varie classifiche, forse perché le zone erano mediamente ben calibrate, sono comunque riusciti a fare dei passaggi egregi, e possono a ben vedere considerarsi soddisfatti.

Utilissima la canna dell’acqua per il lavaggio delle moto e delle tute che l’organizzazione ha intelligentemente messo a disposizione.

Chi non lo sapeva, tra cui il sottoscritto, che ha fatto il bagnetto nel fiume dopo l’ultima zona, (tanto era già brombo*) ha usato il torrente per togliere giusto quei due tre chili di fango da tuta e stivali, e altrettanti dalla moto.

Molto apprezzato, soprattutto dopo tanta pioggia, un team cucina efficiente della pro-loco ha permesso a piloti e accompagnatori di rifocillarsi prima della premiazione.

I ringraziamenti del Sindaco ed i complimenti per aver gareggiato in condizioni così avverse hanno preceduto l’estrazione di 40 paia di manopole Tommaselli-Domino gradite da tutti i piloti.

Se il Sindaco ha invitato l’organizzazione a ripetere l’evento, la grande scelta degli ostacoli non può altro che invogliare a fare un’altra gara, con l’augurio che (visto che non è più un battesimo) si possa fare a meno dell’acqua.

*brombo= inzuppato, in lingua veneta

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