La JGas 300 alla zona 8 di Pietramurata

 

E’ arrivata la prima Jotagas 2017 in Lombardia, molti l’hanno vista e altri si chiedono come va.

Approfittando del fatto che abbiamo conosciuto l’importatore e che lo stesso ci ha dimostrato di apprezzare molto le iniziative del Trialario il minimo che potevamo fare è raccontare le prime esperienze alla guida della moto da Trial meno conosciuta del 2017.

La J Gas farà il suo debutto nelle prossime gare di Trialario con il pilota Alessandro Nucifora, Campione Italiano TR3, che si cimenterà nella categoria Pro, sul percorso rosso.

In una delle prossime occasioni , chi si è lasciato incuriosire da questo articolo avrà occasione di provare la moto che l’importatore Stefano Sigot   metterà a disposizione durante una delle nostre gare.

Parliamo invece della prova che abbiamo fatto oggi, questo articolo si arricchirà mano a mano che avremo nuove cose da raccontare nel corso dei prossimi giorni perché abbiamo ancora molti ostacoli su cui provare la nuova J Gas quindi cercheremo di essere particolareggiati.

Prima impressione.

La pedivella di accensione resiste abbastanza alla spinta del piede, Stefano Sigot ci ha spiegato che conviene alsciarla scendere un po’ con una pressione costante e quando è a 2/3 della corsa dare la classica spinta intensa.

Facendo così parte senza fare nemmeno fatica.

Per raggiungere gli ostacoli dobbiamo fare un pezzettino di asfalto, la quinta è decisamente una marcia corta, l’allungo non manca ma la coppia ai bassi invoglierebbe sicuramente a mettere una sesta che non c’è.

Il primo ostacolo su cui la proviamo è un pezzo di argine in sassi riportati alto un metro e trenta  obliquo a 60-70 gradi.

Aprendo il gas come si faceva con la Jota 2013  il risultato è stato di uscire in salto.

L’erogazione è decisamente intensa, possiamo sicuramente paragonarla a quella della Gas Gas, anche se un po’ più contenuta e precisa nella prima parte dell’accelerazione. Proviamo a mettere alla prova il veicolo sugli spostamenti e sul surplace, come termine di paragone usiamo ancora una jotagas per non adirare la concorrenza.

Sappiamo che già nel 2013 la Jota Gas era una delle moto più stabili in commercio, la J Gas del 2017 è stata accorciata di un paio di centimetri, ci aspettiamo quindi che sia più maneggevole a scapito magari della stabilità.

La moto è nuova e ci troviamo in impaccio a spostare la ruota dietro, il ritorno è lento.

Poi ci accorgiamo che la moto viene fornita con taratura del mono alla settima tacca.

Ci sono 17 regolazioni, una volta regolato la ruota posteriore diventa molto leggera sia per gli spostamenti sia per gli ostacoli dove vogliamo far saltare il posteriore.

Gli spostamenti della ruota davanti sono davvero più facili che nel precedente modello, la forcella è marzocchi, rivisitata anche quella e pur essendo nuova non sembra evidenziare necessità di essere modificata. Anzi dopo aver effettuato la giusta regolazione aumentano la loro somiglianza con le forcelle modificate per essere veloci.

Ricordo invece quelle precedenti che rispetto alle tech erano un bel po’ legate e faticose da usare.

Parlavamo della stabilità, la moto ha guadagnato in precisione, l’avantreno somiglia a quello di altre moto in commercio, ma la sensazione di stabilità sulle pedane è molto superiore, anche sugli ostacoli il mono obliquo continua a dare quella sicurezza che in altri casi è difficile da ottenere.

Forse gli stacchi da fermo saranno meno spontanei che con il mono verticale, ma gli ostacoli dove non si è sicuri di uscire a ruota alta si salgono anche senza essere dei TR2.

Mentre si guida si ha spesso l’impressione di essere in prima marcia, la coppia e la progressione sono talmente precise che non sembra necessario passare alla marcia inferiore, solo aprendo il gas fino a circa un terzo della corsa il motore ruggisce e si sente una spinta che non può essere da prima marcia.

 

Il nuovo carburatore, molto simile al Keihin è docile e progressivo sfiorando il gas, per la guida ai bassi, la nuova disposizione dei travasi incrociati in modo differente dai precedenti modelli rende più intensa la spinta ai medi e regolarizza l’erogazione anche quando la moto è calda (noi però l’abbiamo provata per un ora con vento forte, non si è scaldata). Vedi Post Scriptum in fondo.

Giusto per provare abbiamo messo la terza in qualche argine ben accompagnato ma alto oltre il metro e ottanta, non si sente una gran differenza con la seconda, il motore ruggisce meno e si arriva in cima con meno impeto.

P.S. Nel corso delle gare abbiamo però notato che la terza marcia è di grande utilità per i gradini da fermo (dove non c’è da staccare), in più di un’occasione ci ha tolto dalle grane su ostacoli che hanno lasciato in basso parecchi piloti.

La seconda, se si sbaglia ad aprire ti lascia attaccato al manubrio, ancora non ci siamo abituati, ecco perché la terza è apprezzata, si arriva più facilmente in cima senza rischiare di uscire in salto.

Secondo giorno di prove, abbiamo fatto anche oggi tutte le zone senza mai mai mettere la prima, l’erogazione è sempre molto controllabile anche in seconda, sarà perché la moto è nuova ma della prima non abbiamo proprio sentito il bisogno.

Oggi abbiamo montato un michelin molto consumato ma, sulle rocce la morbidità del mono conferma la grande aderenza che aveva anche il modello del 2013.

La moto si sta sciogliendo, è molto più agile negli spostamenti e comincia ad apprezzarsi la maggior agilità rispetto ai modelli precedenti, che sembravano più stabili alla prima impressione.

Ci accorgiamo che il motore aiuta parecchio, dove avremmo voluto tentare un jump che non è riuscito, la moto è arrivata in cima all’argine di sassi a ruota alta, assorbendo come niente fosse lo spazio che volevamo saltare.

Anche se non sembra leggera di avantreno, tutte le volte che si vuole restare a ruota alta lei ci sta, è questione di avere il coraggio di farlo, invece non è ancora capitato che sugli ostacoli da fermo la moto rimanesse troppo alta di ruota anteriore senza che lo volessimo, e questo è un bel vantaggio rispetto ad altre che si mettono a candela anche quando non lo vuoi e se non conosci la tecnica di usare il freno durante i gradini altri ti metti la moto in testa.

Non abbiamo parlato di freni ma sono davvero molto potenti, però le 2017 di ogni marca  sono praticamente tutte così.Un’altra situazione che abbiamo notato riguarda le mappature, la differenza tra sun e rain è davvero notevole, quando è su rain il motore sembra rallentato, un po’ come quando si tira l’aria e il motore inizia a scaldarsi.

Per chi di solito aggiunge una massa in più sul volano, questa jota potrebbe andare bene così com’è. Anche se è briosa in abbondanza abbiamo provato a salire su un argine alto due metri (inclinato) chiudendo il gas a metà dell’ostacolo e l’inerzia è stata sufficiente a portarci in cima, cosa che viene utile per gli ostacoli scivolosi,  sui quali non si possono dare accelerate brusche.

Per essere completi ci mancherebbero delle rampe lunghe e dei muretti in cemento per provare i jump senza invito, vedremo più in là se si riesce ad estendere il test.

P.S. La prima volta che abbiamo messo la prima è stato, su consiglio di Stefano Donchi che era l’unico a fare a zero una curva in aderenza su terra e lastra in cima, alla zona 6 del regionale di Faedo; incredibilmente dopo aver messo una quindicina di piedi ad ogni giro, la trascurata prima marcia ha permesso uno zero insperato.

Non avevamo calcolato  che una seconda così esplosiva scombinava la traiettoria ad ogni correzione di gas mentre la moto è in trazione e così, anche la prima marcia ha avuto un suo battesimo e svelato una delle sue molte utilità.

P.S. Dopo qualche giorno abbiamo avuto modo di testare la moto alla gara di Faedo, campionato regionale, dove si è scaldata parecchio. Da calda la moto è diventata abbastanza grassa ai bassi, ai medi e alti regolare, però la moto era in rodaggio quindi non abbiamo toccato la carburazione.

foto sopra di silvano brambilla a Cuasso al monte

Siamo ora al mese di Giugno, nelle gare di Cuasso al Monte e Colico, la moto ha conquistato un secondo ed un primo posto, quest’ultim0, in una gara con molte pietre scivolose di sottobosco con un punteggio totale registrato a pari punti con il ben più bravo Valerio Codega, a conferma che l’aderenza sullo scivoloso è davvero buona rispetto ad altre concorrenti.

Foto Silvano Brambilla da Mototrial

Dopo aver chiesto il permesso a Stefano Sigot, abbiamo agito sulla vite dell’aria, è bastato aprirla di un giro per eliminare il problema di carburazione grassa a caldo, probabilmente era regolata così per il rodaggio.

A circa 2 mesi dall’acquisto abbiamo misurato l’apertura degli stopper delle lamelle, che era di 9 mm, abbiamo provato a fare degli esperimenti portandolo a 7, la carburazione diventa un po’ più precisa a caldo e nella gara di Colico e Cuasso (oltre 30 gradi) non abbiamo dovuto regolare la vite dell’aria durante la gara per aggiustare la carburazione.

Guado alla gara di Colico FMI dove la JGas ha vinto la TR3 Over-  foto brambi

 

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