E dopo essere stati costretti a cambiare sede all’ultimo momento (la Comunità Montana della Valsassina ha chiesto i permessi scritti e firmati di ogni proprietario e ne mancava giusto uno non reperibile) l’organizzazione ha dovuto adattare la competizione ad un terreno come quello del campo scuola di Chiuduno, tipicamente indooristico e di sicuro effetto soprattutto per chi non è abituato a girare su ostacoli cosi evidenti.

Anche questa volta tracciatura da bagnato, cioè più agevole, rincorse un po’ più larghe eccetera, perché le previsioni del tempo fino a sabato mattina erano coerenti nel dare acqua; se nei boschi l’acqua rende inaccessibili molti ostacoli, alcune aree del campo scuola, da bagnate, portano su sassi percorribili quel tanto di argilla che basta a rovesciare la situazione.

Le zone sono state tracciate in modo da essere il più possibile svelte ma con almeno tre ostacoli per categoria (per gialli e verdi vengono considerati ostacoli anche le curve in contropendenza con scarso spazio e le diagonali dove è necessario effettuare cambiamenti di peso con la ruota posteriore in trazione) perché in assenza di trasferimento con zone troppo complesse ci sarebbero state code, fastidiose anche senza compromettere il tempo massimo.

All’inizio della gara durante una ricognizione panoramica, soprattutto i piloti gialli e verdi, ma anche qualche blu, si erano molto preoccupati guardando la tracciatura con tutti gli spigoli di sassi, le pietraie e gli ostacoloni da terza piena (solo per i rossi).

Sperando ci fossero errori di tracciatura si sono avvicinati agli organizzatori chiedendo spiegazioni per zone che sembravano impercorribili.

Il terreno di Chiuduno è così, se si capiscono bene le traiettorie l’ostacolo cambia radicalmente e l’esperienza nelle gare permette di scegliere le traiettorie che permettono di usare la tecnica di guida che meglio si conosce.

Nelle categorie gialla e verde avremmo detto che, su un terreno indooristico come quello del campo scuola sarebbero stati favoriti i piloti più dinamici e agili negli spostamenti.

Invece proprio in quelle categorie vediamo svettare due esperti del guidato “neofiti” di terreni così tecnici, proprio per vincere l’iniziale disorientamento hanno pensato giustamente di chiedere suggerimenti proprio ai tracciatori con i risultati che vediamo in classifica.

Nelle categorie gialla e verde, le zone che potevano diventare molto impegnative con il fango previsto, sono diventate addirittura più facili grazie a quei 10 minuti di pioggia prima della gara, che hanno tolto quel fastidioso friabile tipico della terra riportata mista a ghiaia.

A fare la differenza, quindi, sono rimasti quei tranelli creati da sassi non grandi ma infidi o curve su terreno ghiaioso o cedevole che a vedersi non impensieriscono affatto ma hanno fatto più vittime degli ostacoli veri e propri e delle pietraie da percorrere sulle creste.

Anche la tracciatura blu ha allarmato i piloti che eseguivano la ricognizione pre gara (che di solito quasi nessuno fa per la presenza del trasferimento), ma anche in questo caso gli ostacoli erano di gran lunga più accessibili del previsto, tanto che non solo i primi riempivano di zeri il loro cartellino ma anche gli altri.

Diversa situazione per la categoria rossa dove, fango o non fango, si è deciso di mettere una zona con ostacoli da TR 2 e altre zone di medio livello, alcune con lastroni oltre il metro e mezzo (ma con rincorsa adeguata alla categoria), tutte addolcite dalla pioggerellina che ha compattato lo strato di friabile.

In questo terreno di concentrato trialistico, nella categoria Dilettanti, trionfa quindi Danieli, che è riuscito a trovare le giuste traiettorie per non dover cambiare stile di guida nonostante il fondo e si permette pure di battere Ruffoni e Azzalini, allenati e giovanissimi piloti in piena crescita tecnica.

Altra conquista dei piloti di esperienza è quella di Malvestiti, ottimo quarto su un percorso non proprio old style, in altre occasioni purtroppo sminuito da difficoltà di equilibrio tipiche dei problemi cervicali.

Ormai stabile tra i primi è Diego Acquistapace, a pari punti con Malvestiti, che batte Goretti abituatosi alla Montesa.

In ascesa anche Borghetti e Pozzi, inaspettatamente davanti a una Speziale che predilige zone più ostiche, poco dietro vediamo il mitico Lupo (Del Pero Marco), che in tregua dai guai fisici di una gioventù intensa ha fatto vedere numerosi zeri anche dove sbagliavano i primi.

Il migliore degli amatori è di nuovo Garzetti, che su questo terreno diametralmente opposto replica il successo di Buglio, forse il primo ad essere sorpreso è proprio lui, uno dei piloti preoccupati dalle effetto scenico della tracciatura di Chiuduno.

Il suo segreto, dall’alto della sua esperienza, si conclude nel non essersi lasciato bloccare dall’uscita della zona 6, quella dove Macchè ha lasciato quasi tutti i pochi punti di tutta la gara. Lo precede Meloni, di un punto, anche lui vittima della zona 6 ma solo nel primo giro; per entrambi ci sarà l’ingresso nella categoria blu dove avranno modo di cimentarsi in una guida più emozionante su ostacoli più confacenti alla loro guida.

Da Gusmeroli, ottimo quarto, i punteggi salgono progressivamente ad indicare che seppur facile, la gara offriva comunque occasioni per mettere i piedi.

Nelle intenzioni dei tracciatori ci sarebbe stato un percorso blu piuttosto impegnativo, a livello dell’ultima gara ma con il terreno compattato dalle poche gocce d’acqua i primi due ci hanno messo poco a mangiarsi gli ostacoli senza troppi pensieri, anche le creste di pietre. Guerra di nervi quindi tra Azzalini e Acquistapace, in situazioni di stabilità tecnica ed emotiva avremmo dato quest’ultimo per favorito e così è stato, ben 23 zeri e un piede solo contro i sei punti dell’inseguitore gli assicurano il trofeo di categoria. Dovesse passare nei rossi con Azzalini su ostacoli più spettacolari, che Azzalini predilige come ha mostrato a fine gara sui lastroni di un metro e 50, potrebbe riaprirsi la sfida.

Un gradito ritorno sul podio di Marelli Belotti, con una fiammante gas gas che lo riporta, grazie all’ultimo giro a uno, a livelli da cui si era eclissato, chiude le prime tre posizioni; ne fa le spese Ruga, oggi quarto, solo un punto più indietro Teo Arrigoni, fuori dal podio per qualche piede tipico da mancanza di allenamento.

Non troppo vanificato dalla mancanza di pioggia il percorso rosso ha offerto numerose zone dove fare zero era accessibile anche ai piloti di mezza classifica, difficile ripeterlo per tre giri, a meno che non si è un pilota di esperienza, bravura e capace di mentalità professionistica.

Proprio tra i due che hanno queste caratteristiche si è accesa una competizione a colpi di passaggi a zero sulle zone facili (per loro) e su quelle che anche per loro richiedevano impegno, la spunta un Fistolera sempre compostissimo e pulito contro un Luca Petrella oggi in gara (per nulla inibito) con una jotagas di serie ma più che sufficiente anche per il notevole muro della zona 5, un doppio gradino la cui prima parte di mezzo metro e la seconda di un metro e 60 con giusto lo spazio della moto in mezzo; chi saliva usava il primo come fosse un invito per volare fin sulla cima del secondo.

Meritatissimo terzo, Goggia, che ha lasciato punti più che altro sulle zone più semplici mentre passava con noncuranza su entrambi i doppi gradini della 5.

Veramente ottimo il quarto posto di Balossi, che si è goduto questa gara registrando, al terzo giro, tutte zone a zero tranne la 5 che ha timbrato lasciando ostacoli del genere alla successiva generazione.

Complimenti a lui, che non si è lasciato scoraggiare da gare meno accessibili e ha conquistato meritatamente il trofeo degli over e non solo per default dell’altro suo rivale.

La restante parte della successiva generazione (e anche di quella dopo ancora, come Zampieri) è arrivata di poco dietro.

Zampieri, con solo un punto in più, bravo sulle zone dure ma poco regolare nella gara e Gianoni, partito benissimo ma crollato poi verso metà gara.

Seguono Galbani Nicholas autore, nonostante il suo 125, di uno strepitoso 2 sui muri della 5 e Spreafico Matteo, bravi anche Ciciliani e Bertassi con diversi passaggi a zero anche su muri alti oltre il metro e 50 ma non premiati dalla classifica; ritiro per Claudio Conti partito già con una spalla dolorante.

Premiazione ricca di buonumore per i numerosissimi presenti (più di 40 minuti di premi) con un piccolo rinfresco, numerosi tappi di spumante in volo ed altrettante bottiglie rese asciutte in pochi secondi.

Si celebra così la conclusione del 10° Trofeo Trialario e delle oltre 640 zone tracciate o verificate dal Barte (a Valmadrera alcune gare avevano 9 o 10 zone) nel corso di questi ultimi 10 anni che portano a oltre 25 anni la carriera organizzativa del presidente e dello staff del Trialario.

Prossimo appuntamento alla cena di conclusione che si terrà come di consueto il 23 novembre presso il ristorante Nuovo di Garlate (LC). Ricordarsi di confermare la propria presenza al più presto.

Ciao a tutti.

Pietro De Angelis

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