Tanti sono infatti i concorrenti che hanno finito la gara di Cremia, sfidando le promesse di temporali in agguato per la domenica 11 maggio.

Le attività organizzative sono cominciate, come per ogni gara, diversi mesi prima con la ripulitura delle aree dove poi sarebbero state tracciate le zone; nell’ottica di consentire un deflusso agevole dalle zone i percorsi sono stati progettati in modo da essere filanti mettendo in condizione di affrontare gli ostacoli anche con una guida quasi no-stop, almeno nella maggior parte delle zone.

La scelta è stata saggia, in barba al grande numero di partecipanti, la guidabilità dei percorsi unita alla possibilità di scegliere l’ordine di percorrenza delle zone ha ridotto al minimo i tempi di attesa in coda.

Certo, avere dieci-dodici piloti in ogni zona, almeno per i primi due giri è da considerarsi una condizione inevitabile, infatti escludendo il tempo per il trasferimento (che influisce poco sulle code a meno di non avere tracciati di oltre 7-8 chilometri) se si divide il totale dei partecipanti per il numero delle zone si ottiene appunto quel numero di piloti impegnati nelle zone e meno di così non si può avere.

Ma le code erano molto rapide stavolta e per ottenere questo risultato, i responsabili di tracciatura hanno dovuto ( a malincuore ) censurare alcune parti di zone che sarebbero comunque state bellissime ma compatibili con gare di 60 concorrenti al massimo.

L’impegno di tracciatura, reso più agevole dalla straordinaria varietà di ostacoli e dalla presenza dei sempre più rari ramponi da terza, si è perciò concentrato sul privilegiare gli ostacoli impegnativi e selettivi ma rapidi da eseguire.

Splendido il risultato, anche i piloti più critici si sono detti soddisfatti dell’impegno richiesto per eseguire le zone anche per quelle più corte.

Ne hanno tratto vantaggio i piloti, favoriti dall’ordine di partenza, che sono riusciti a terminare i tre giri prima degli acquazzoni; loro avranno pensato che le zone potessero essere un po’ troppo facili e si sono sicuramente rammaricati per quei piedi di troppo (che sono comunque scappati anche sul cosiddetto facile).

Anche se tutti vogliono finire prima, ciò non è possibile a tutti (visto che si entra uno alla volta in zona per forza di cose qualcuno arriva dopo anche se non si attarda) e così una metà abbondante dei piloti si è trovato coinvolto in una romantica pioggia di acqua e petali (la fioritura delle robinie).

Loro hanno davvero capito la ragione di una tracciatura agevole, chi si trovava a sbagliare una gasata o posizione sulle pedane si vedeva bloccato a metà zona con gas aperto e ruote ferme e faticare assai per racimolare il tre dove con l’asciutto era passato a zero quasi pensando ad altro.

Unica eccezione alla fluidità delle zone è stata la zona”indoor”, indoor naturale ricavata dalla caduta di un albero di quasi 20 metri e dal tronco di oltre un metro di diametro.

Già impegnativa con l’asciutto per tutte le categorie, a causa dei tronchetti consecutivi disposti a gabbia, il bagnato ha reso quasi impossibile affrontare il doppio ostacolo a ruota anteriore alta, inevitabile, anche per i concorrenti abbastanza esperti, la moto incastrata contro il secondo tronco da superare, una buona dose di tenacia ed un po’ di cattiveria potevano però bastare per la conquista di un tre.

Sulla stessa zona invece non bastavano quelle doti per la categoria rossa, a causa dei due passaggi con l’obbligo di staccare la moto da terra di almeno 50-60 centimetri, difficile con l’asciutto ed impossibile per quasi tutti con il bagnato.

Impegnative anche se non laboriose come quelle degli anni precedenti, le zone rosse pare siano piaciuta alla prima gara, il successo in termini di partecipazione è stato bissato a Cremia; provenienti dal Campionato italiano con buoni risultati sono quest’anno benvenuti al Trialario i figli d’arte: Marco Grossi e i fratelli Cellati.

Arricchiscono la schiera dei figli d’arte Sonny Goggia, il cui padre concorreva nella “cadetti 125” con l’intramontabile Balossi e con Rocco Parolo, Gianoni Matteo (figlio di Franco che quando si impegna solo sulla sua gara nella categoria verde è subito a ridosso del podio), Zampieri Matteo (Zampieri Mario, il padre, ha guadagnato il podio blu a Piantedo), Grossi Marco (figlio dell’ex pilota ufficiale Fantic e già preparatore delle moto di Re Delle Gandine ed Orizio), Galbani Nicolas (un altro il cui padre corre nei verdi) e Franco Davide (figlio di Stefano, anch’egli concorrente della famosa cadetti 125 degli anni 86-87).

Conquista però il primo gradino del podio un altro figlio d’arte abituato alle vittorie, campione italiano in carica della TR3, Riccardo Cattaneo ha guidato senza mostrare alcuna fatica nel superare gli ostacoli della PRO.

Anzi, con invidiabile compostezza e senza il minimo slittamento metteva le sue ruote in punti che per altri piloti erano invece scivolosi.

Possiamo dare il merito al sue pneumatico posteriore speciale utilizzato per la prima volta in gara?

Un Michelin X11 parecchio stondato e invecchiato dal 2009 in qualche garage lo ha accompagnato verso la cima del podio su questi percorsi dove guidava con la moto sul velluto.

Meritatissimo secondo, Sonny Goggia ha saputo avvantaggiarsi dei recuperi da cardiopalma capitatigli quando sbagliava qualche misura sugli ostacoli.

A causa di noie meccaniche è finito fuori gara il Cellati giovane, trasformatosi però in seguidor a vantaggio del fratello Stefano che conquista il terzo posto portando senza tanta fatica la sua bellissima Beta bianca sugli ostacoloni della classe pro.

Seguono il podio Zampieri e Gianoni, cui non avrebbero dato fastidio anche difficoltà di maggiore dimensione; il primo dei due agevolato dai venti chili di muscoli messi su in un anno e mezzo ed il secondo preciso e incredibilmente reattivo quando servono colpi di reni e di gambe in rapida sequenza, migliorerà ancora quando troverà il giusto feeling con la nuova GasGas (abituato ad almeno 7 anni di Beta gli diamo ancora un po’ di tempo).

Grossi, Azzalini e Galbani precedono il giovanissimo Franco Davide che gara per gara cresce nel fisico e nella confidenza con le zone.

Di questo gruppetto stranissimi i parziali di Grossi, 27-2-3 che preludono ad una risalita di classifica nelle prossime gare.

Le penalità della PRO sono dal 1° al 13° in crescita ben distribuite, segno che il livello della tracciatura è stato ben calibrato, avere maggior selezione per le prime posizioni vorrebbe dire rendere impraticabile troppe zone a metà dei concorrenti.

Parlando della categoria expert, quella che affronta gli ostacoli blu, i punteggi del vincitore evidenziano quanto la categoria sia stretta per il miglior pilota.

Valerio Codega posa soli due piedi in tutta la gara, oltre alla precisione negli spostamenti esibisce una sicurezza notevole anche sugli ostacoli alti. L’impegno che ha però dovuto usare per non sbagliare dimostra come i tracciati non siano sottodimensionati per la sua categoria.

Sempre più preciso nei passaggi Ruga Michele, giovane vanto della scuola Fisto, porta la sua GasGas sul secondo gradino del podio; già bravo lo scorso anno gli perdoniamo di non essere passato nei rossi per la giovane età e la piccola cilindrata della moto.

Terzo meritatissimo posto per Macché pilota di casa, autore di recuperi funambolici resi necessari dalle intemperanze del carburatore della sua GasGas e per un solo punto si impone su Bonvini, altro pilota di casa dalla guida più composta ma meno audace.

Dal podio delle verdi al podio delle blu, la difficoltà delle zone non sembra aver impensierito questi due giovani piloti.

Ottimo quarto Pasini che mostra una bella guida a tratti alternata da insicurezze recuperate senza posare i piedi.

Bravissimi comunque tutti, anche i classificati nelle ultime posizioni della blu hanno saputo mostrare passaggi spettacolari su ostacoli già notevoli.

Tra questi, il primo della over si conferma Mario Zampieri per nulla intimorito dalle radici viscide nel doppio gradino della zona sei (uguale ai rossi) è stato uno dei pochi a salirvi a zero.

Conferma di Della Bosca al vertice della categoria amatori, con la sua bellissima Ossa dal telaio bianco guida con noncuranza sopra gli ostacoli delle zone verdi, quelle percorse dal gruppo più folto di concorrenti.

Proprio per l’affollamento della categoria per i tracciatori è necessario valutare bene gli ostacoli ed evitare intoppi nella fluidità della zona: un intralcio sbagliato da 15 secondi a pilota sono più di 27 minuti extra da aspettare in quella zona per la sola categoria verde, gli ostacoli devono perciò essere scelti con attenzione tra i più selettivi ma senza essere inutilmente dispendiosi in termini di tempo.

Proprio dove si possono affrontare gli ostacoli senza spostamenti, senza troppe sorprese, al secondo posto si stabilisce Ceruti Giovanni specialista del “guidato” e mattatore delle analoghe categorie da una quindicina d’anni a questa parte.

Fedelissimo Scorpa, Pontiggia Andrea, altro promettente figlio d’arte, si impone sui bravissimi Borghetti Mantovani e Barilani tutti staccati di uno o due punti tra loro.

In chiusura la categoria Dilettanti in cui Diego Acquistapace ha finalmente conseguito il più ambito dei risultati, grazie anche al padre Enos, seguidor di eccellenza e già vincitore di classifica finale qualche anno fa.

Lo seguono in seconda e terza posizione Noris Giuseppe e De Giorgi Davide, quest’ultimo sfavorito dall’essere stato organizzatore (!?!?) Infatti, al primo giro, Davide imbocca la zona 4 come era tracciata originariamente (poi modificata per ridurre i tempi di percorrenza) e giunto a metà zona non trova più la strada.

Irremovibile il giudice, giustamente, questo cinque ha regalato la vittoria ad Acquistapace.

Panizzoli e Tavaglione si prendono il lusso di battere un Malvestiti convalescente da trauma ma in ottimo assetto di guida.

Tutti vicinissimi ma in crescendo progressivo anche i punteggi di questa categoria e conformi al dato numerico i commenti dei piloti (soprattutto di metà classifica) contenti del livello delle zone, impegnative ma accessibili e di soddisfazione per tutti i livelli.

Complimenti al team locale per l’ottimo lavoro svolto. 

P. De Angelis

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