E finalmente è arrivato questo evento, pronosticato da molto tempo e ipotizzato nelle sue varie forme organizzative, alla fine siamo arrivati a viverlo quasi come ospiti.
Una finale dei campionati interregionali piemontese triveneto e lombardo la aspettavamo da tempo e si è realizzata a Fara Novarese, questa volta grazie alla potenza organizzativa del gruppo d’azione logisticamente gestito da Roberto Cavaglià sotto l’egida sportiva e associativa di Sante Zaza, presidente ASI Piemonte.
Ma come è stata questa gara? Fara novarese è ignota ai più come scenario trialistico, anche se il suo piccolo crossodromo è stato anche negli anni ’80 teatro di molte battaglie di livello regionale.
Cominciamo con il raccontare che la mattina, pur molto fredda, offriva un panorama spettacolare, la pianura novarese circondata dall’arco alpino imbiancato.
Alcuni concorrenti erano già in loco dalla giornata precedente, tanto che al nostro arrivo l’azienda vinicola che ad ogni gara di Fara Novarese funge da eccellente base di partenza faceva mostra di un paddock sufficientemente popolato di camper.
Nel piazzale antistante la vinicola già tracciata una zona indoor ricca di tronchi e qualche blocco di cemento mostrava di che tipo di sport sarebbe stata la manifestazione in procinto di iniziare.
Prima delle 9, uno dopo l’altro sono arrivati i trialisti dal veneto, e per ultimi quelli dalle zone più vicine.
Le iscrizioni si può dire che sono state una operazione lampo; arrivi, comunichi il nome ed esci con il tuo numero e le partenze sono anche quelle molto rapide, ogni minuto partono 4 concorrenti che dovranno tutti terminare entro le 15.30 indipendentemente dall’orario di partenza.
La gara vera e propria cominciava in questo modo, fuori dal piazzale della vinicola il personale della protezione civile regolava l’attraversamento della strada oltre cui si accedeva alla collina.
La collina è l’ultimo dislivello prealpino prima della pianura padana, una striscia di terra alta circa 40 metri da cui si domina la pianura che in una giornata come quella di domenica 7 rendeva ancora più ampia la visuale sull’orizzonte montano alla fine della pianura.
La salita in erba che portava alla prima zona era una striscia ampia una ventina di metri tra due distese di filari coltivati a vigna, con una pendenza che aumentava via via verso la cima della collina, impossibile resistere al cercare di farsela tutta su una ruota mettendo la quarta.
Giunti in cima la prima delle zone, un indoor di tronchi e par quanto non ci piacciano gli indoor era tracciata con criterio e sufficientemente tecnica, la terra umida della mattina aveva creato un po’ di fanghiglia che ha dato fastidio a molti per gli ostacoli più alti, che non erano molto alti in realtà ma nemmeno facili.
Da lì in poi cominciava il trasferimento vero e proprio, una gara di altri tempi, con un lungo percorso che si snodava tra bosco, limitare di campi, strade ghiaiose e acciottolate guadi del torrente Strona… la striscia di collina dopo qualche centinaia di metri lasciava spazio alla successiva valle dove appunto il greto dello Strona separa la striscia di collina vicino al paese dall’inizio delle colline successive.
Tutto questo immerso nel bosco, non troppo fitto ma quasi sempre continuo e dove centinaia di sentierini si dipanano a volte venendo inghiottiti dalla boscaglia.
Per chi ha avuto tempo di godersi questi 13 km di trasferimento complicatissimo ma segnalato ottimamente senza possibilità di errori, il colore delle foglie con le sfumature autunnali dal giallo al rossiccio al marrone compensava il fatto che in pianura non c’è panorama, fino ovviamente al ritorno sulla collina delle viti.
In questa gara i dislivelli anche ripidissimi in terra la facevano da padrone, per quanto sia pianura delle rampe come queste non si trovano spesso e addirittura, alla zona sei si è avuta la possibilità di vedere il Beta di Luca Poncia innestare la quarta, tanto era alta la meta da raggiungere.
Contropendenze e diagonali insidiose erano presenti in tutte le zone, mentre i sassi, che comunque c’erano, portati da fuori e posati su un pendio a lato del crossodromo sono una creazione di Simone Bonagura, l’artefice tecnico di queste gare cui si dedica con tanta passione rinunciando a godersele lui stesso.
Le zone sono state calibrate per permettere un po’ a tutti di divertirsi, forse facili per i migliori di ogni categoria ma, in ogni caso abbastanza impegnative per costringere anche loro a doversi concentrare perché, soprattutto su certe discese non era il caso di avvicinarsi a cuor leggero, anche perché lo spazio per fermarsi non era mai abbondante.
Otto zone per soli due giri, ma la lunghezza del trasferimento, per nulla noioso, faceva sì che un giro di gara sembrasse quasi come aver fatto due giri di una delle gare cui siamo abituati adesso, grazie al tipo di zone ma anche alla scelta di differenziare tre zone separando le categorie, nessuna coda in tutta la gara.
Quando si prendono questi vizi è poi difficile tornare in certe gare di campionato italiano o regionale dove si aspetta anche mezz’ora di entrare in zona.
E comunque, parlo almeno per le zone delle categorie verdi e blu, anche da fare spostamenti ce n’era parecchio.
Curve e controcurve invece per le categorie impegnate nel percorso bianco e giallo, a giudicare dai punteggi molto agevoli per i primi classificati, ma non proprio facili per tutti, i punteggi parziali hanno evidenziato che chi non era abituato alla terra ha dovuto fare una bella parte di gara prima di prenderci le misure.
Spettacolo offerto in tutte le zone dai piloti expert, con scontata vittoria di Milan Van Rheenen, che fino al 2005-2008 concorreva per il podio contro Bosis, Re Delle Gandine Lenzi e Maurino, ma al secondo posto e per nulla intimorito dalle anche spettacolari cadute, il nostro Luca Poncia, decisione da vendere per lui su quei salitoni da cui si usciva con la modo a candela, coraggio ben ripagato dal secondo gradino del podio davanti a Ivan Mezzano per un solo punto.
Due le classi che affrontavano gli ostacoli del percorso verde, nella prima sono confluiti i piloti della categoria trialario expert, classe clubman in cui Massimo Manassero ha vinto con 8 punti totali contro i 13 del nostro Valerio Fantin e davanti a Lorenzo Macchè La Corte che per gli zeri soffia il podio al pilota locale Janin.
Disturbato dalle sospensioni con taratura sbagliata Teo Arrigoni termina nono in questa gara, davanti comunque a parecchi piloti di altre regioni.
Invece, i piloti della categoria Pro Trialario confluivano nella clubman Open, a sorpresa vinta da De Angelis che dopo un buon giro a 5 totali riesce a non sbagliare più nulla nemmeno alla zona 7 dove una paio di diagonali in salita con curva avevano causato molti fiaschi agli altri piloti, giunto a fine gara al limite dei dolori si piazza davanti a Fabio Macchè, già vincitore dell’ultima gara di Cremia nella Pro.
Al terzo posto un ottimo Angelo Piu, pilota molto noto in Piemonte e vincitore di vari trofei nazionali delle categorie amatori.
Strapotere Trialario anche nella categoria Open Amatori, con Dennis Poncia che replica gli inesistenti punteggi che è solito fare in Lombardia, finisce infatti a 1 su Stefano Leoni a 2 penalità totali, contro i 5 del suo inseguitore piemontese Rocco Claudio.
Al quinto e sesto posto Pomi Gaspare e Luca Mevio, di poco sopra la decina.
Paga ancora l’esperienza di chi l’aderenza alla moto la sa dare, terzo posto per Flavio Poncia dietro ai due veterani De Bernardini e De Blasi.
Prima sul podio femminile Sara Maffenini, aiutata anche dal fatto che la sua più forte avversaria non ha rinunciato ad affrontare zone più difficili, ma il suo secondo giro a 4 punti avrebbe comunque reso la sfida equilibrata, a seguire le due una figlia d’arte, Cristina Dellio, il cui padre ha un glorioso passato anche internazionale nelle Fiamme Oro, prima di transitare nei servizi operativi della Polizia di Stato.
Già verso le tre di pomeriggio il calare del sole stava rendendo il bosco più che freschino, buona cosa che la gara si sia conclusa senza tardare quindi, velocissimi gli organizzatori nell’esporre le classifiche mentre i piloti trovavano posto nel salone per l’organizzatissimo pasto compreso nella quota di iscrizione.
Premiazioni anche esse ricche, di ringraziamenti di sentiti apprezzamenti per questo bel trofeo ASI che per loro ha avuto una fortunata e meritata conclusione in bellezza ma che per noi ha ancora una gara nella collaudatissima Colico per la sua degna chiusura.