Gara attesa dai piloti, attesa dagli organizzatori ma evidentemente anche dal gruppo ospitante, tanto che sia “IL” Bressanelli che Federico Piali si sono dati da fare per far trovare ai tracciatori una compilation di zone già pulite.

E badate bene che non è come pensano alcuni che una volta pulite restano pulite, lì dove crescono i roveti, bastano due giorni per un roveto in salute per buttare nuovi rami lunghi almeno un metro.

Meno facile, per fortuna anche per i rovi, la crescita di vegetazione su quelle lastre che piacciono tanto ai tracciatori, che fanno venire delle foto spettacolari e che fanno divertire i piloti per la loro ruvidità ed aderenza.

Lavoro di tracciatura cominciato dalle otto e mezza di mattina con l’intento di mettere i concorrenti di fronte a zone divertenti, intense come dimensione degli ostacoli ma anche facilmente praticabili se comprese.

La preoccupazione nostra, soprattutto per le prime due categorie, è quella di offrire qualcosa che impegna ma che non fosse pericoloso in caso di cadute, perché se è vero che la roccia di Darfo Boario è come carta vetrata per le ruote, la stessa ruvidità la conserva se ci si dovesse cadere sopra, motivo per il quale sapevamo di non dovere esagerare.

Durante la tracciatura ci pensava il Bressanelli a ridimensionare l’effetto ottico degli ostacoli, cercando di convincerci che erano molto più accessibili rispetto alla prima impressione e questo è stato un valore aggiunto oltre alla splendida ospitalità.

Gli acquazzoni notturni hanno portato quell’umido che in fase di tracciatura non esisteva, che non ha assolutamente impensierito la dove il sole poteva picchiare come ha fatto, ma che un tre o quattro punti hanno dato problemi a chi doveva affrontare degli ostacoli con partenza da fermo e le rocce spalmate di quella melmina che annullava l’effetto della roccia ruvida.

Proprio quell’umido mattutino ha influito sul desiderio di partire un po’ più tardi manifestato dalla sessantina di piloti che prima delle ore 10.15 hanno tergiversato a mettersi in coda per partire, vuoi perché i festeggiamenti hanno rallentato le operazioni di sveglia o perché attirati dalla comodità di ispezionare tutte le zone nelle vicinanze della partenza prima di ritirare il cartellino.

Partenza dunque alla base di quella collina che, ormai ricoperta di boscaglia, presenta ogni genere di dislivello in roccia rossastra e ruvida, con inclinazioni di tutti i tipi e adatte a tutte le categorie, tanto che le stesse zone sono state battute dai pneumatici dei concorrenti del mondiale, che più di una volta si sono misurati su questi ostacoli, magari non proprio gli stessi.

Cominciamo subito a raccontare come si sono comportati i piloti del percorso a frecce gialle, che erano come prima categoria nel mirino dei tracciatori.

In questa gara sarà avvantaggiato chi per primo si fiderà del terreno, perché le zone sembrano meno accessibili rispetto all’impressione che fanno, avevamo ipotizzato, temendo che se qualcuno le comprendeva da subito poteva girare davvero basso, ed in effetti così è stato.

Vittoria giovanile, stavolta, per Sergio Bellati, avvantaggiato sia dalla sua età sia dal fatto che per lui gli spostamenti non sono certo un problema e nemmeno le lastre di roccia, è stato comunque abile a non cadere nelle trappole delle poche rocce scivolose che comunque c’erano e costringevano il pilota a superarle con un filo di gas a rischio di solenni scivolate.

Solo quattro i punti totali per lui, gli stessi che alla gara di Asso avevano permesso al precedente vincitore (il veterano Righetto) di aggiudicarsi la vittoria comasca.

Con due punti in più torna a podio Massimo Pedrinazzi, che invece aveva già dal primo giro messo una ipoteca sul podio girando a zero punti, speciali sono i suoi passaggi alla curva a sinistra della prima zona dove da  un angusto pianerottolo sconnesso da una radice diagonale si doveva passare su una roccia in media pendenza nemmeno tanto alta ma scomodissima come partenza, nel suo caso viene aiutato dall’insolita capacità di condurre il suo beta a velocità ridottissima anche sui percorsi sconnessi mantenendo la trazione e senza farlo spegnere.

Di tutt’altra natura è lo stile di Flavio Poncia, energia e convinzione nello schiacciare il pneumatico posteriore (anche lui su Beta) sia sugli ostacoli secchi che sui dislivelli in curva, nuovo podio per il primo dei Poncia che citiamo in questo articolo grazie infatti alla tenuta di volontà quando la maggior parte dei piloti perdevano sudore e concentrazione con l’aumentare del caldo estivo.

Fa le spese di questo calo anche Zugnoni, comunque ottimo quarto, che parte con uno splendido giro a due mentre aumenta i punti verso fine gara terminando a 12 totali.

Rientro alle competizioni di Davide Azzoni, con qualche piede banale posato nel primo giro nei passaggi più semplici si preclude il podio anche se gli ultimi due giri ritrova la forma migliore risalendo fino al quinto posto ad un punto in più di Zugnoni.

Ancora un punto in più per Vaninetti, stabile e concentrato con una gara molto simile a quella di Azzoni, salvo il fatto che la maggior parte dei punti sono dovuti a due fiaschi raccolti appunto nel primo giro.

Regolarissima ed esemplare la gara di Sara Maffenini, che conquista la ladies cup anche qui ma soprattutto una incredibile settima posizione con parziali invidiabili e 18 penalità totali davanti a qualche mostro sacro della categoria dilettanti.

Podio meno sorprendente per la classe amatori, dove il percorso verde viene di nuovo dominato da Dennis Poncia, con solo quattro punti totali.

Tradito da una porta blu imboccata in senso opposto sembrava fuori combattimento Gaspare Pomi, con il 5 preso alla zona 4 del primo giro ma la sua tenacia lo premia anche questa volta facendolo risalire fino alla seconda posizione.

Lo segue il giovane Fornelli che con 13 penalità è distanziato di due da Pomi.

Torna vicino al podio Aldeghi, dimostrando di sapersela cavare anche su questo terreno diversissimo da quello più scivoloso di Moggio dove si allena, e soffia la quarta posizione ad un forte Borghetti penalizzato con 5 punti inutili da una porta imboccata per sbaglio mentre sceglieva la parte più ripida della rampa dedicata ai blu.

Gradita comparsa di Cereda al settimo posto della amatori, che ha scelto questa gara per ritagliarsi uno spazio agonistico dall’impegno organizzativo del team e della riuscitissima gara di Asso.

Grande vittoria di Loris Riva nella Expert, con sei punti totali, facili per lui i più grossi ostacoli così somiglianti al terreno di Cremia dove è cresciuto, pochissime le sue difficoltà sulle lastre inclinate dato che è abituato a roccia analoga ma più scivolosa.

Lo segue a due punti un sempre determinato Balossi, preciso in tutta la gara ad esclusione di un tre alla sequenza di lastre sconnesse della prima zona e che gli è costato appunto la vittoria.

Ben distanziato, Diego Righetto recupera la terza posizione in extremis evitando gli errori dell’ultimo giro e cosi venendo avvantaggiato dai piedi che Robba posa proprio nelle parti finali delle ultime zone, uscendo dal podio.

Dopo Robba abbiamo Fantin, giovane al quinto posto che non molla e rimane attaccato ai primi, riuscendo a piazzarsi  davanti a quel Ciciliani che per mettere in mostra le sue doti migliori avrebbe bisogno di percorsi più sconnessi e tosti dove la sua guida continua ed energica lo privilegia.

Usuale vittoria di Codega nella Pro, su zone anche ben dimensionate ma che non lo hanno impensierito, tanto che anche dove trova difficoltà riesce a strappare zeri di recupero finendo a due totali.

A suo agio anche su dislivelli di quasi tre metri tipo la lastra della zona due, Macchè si avvicina a Codega senza però impensierirlo vittima di un cinque al primo giro che lo taglia dai giochi per la vittoria.

Tifo reciproco per De Angelis e Bertassi, che si danno manforte all’ultimo giro sulle lastre più grandi e per loro per nulla scontate, aiutati anche dal padre di Mirko Pedretti in veste di acchiappatore, si tolgono la soddisfazione di fare a zero le più alte rocce della gara, da terza piena per la Gas gas di Bertassi.

Alla sua ultima gara con la Montesa, conclude quindi terzo De Angelis con metà dei punti di gara lasciati al doppio sasso in curva della zona quattro, che peraltro invece Bertassi aveva passato a zero, mentre sui più alti il 4t non ha avuto problemi.

A solo due giorni dalla sua richiesta di partecipare è stata breve l’attesa per la performance del giovane talento della TR3 125, Mirko Pedretti, che grazie all’efficienza dell’apparato burocratico è stato regolarmente assicurato ed iscritto.

Seguito dal dinamico ed impegnatissimo padre,  si è cimentato nel percorso superPro con ostacoli davvero coreografici anche se simili a quelli dove spesso si allena sotto gli incitamenti del Bressanelli.

Su quel genere di dislivelli la ridotta cilindrata di Beta 125, anche se davvero potenziato rispetto ai 125 di qualche anno fa, gli ha impedito il superamento di più di una zona al primo giro, ma con tenacia convinzione e mancanza di rispetto per il comando del gas, ora del terzo giro era riuscito a farle quasi tutte dimezzando i punteggi del primo giro e poi ancora al terzo, forse le immagini del quindicenne in verde livrea team 3D danno l’idea della dimensione degli ostacoli.

Ovvia vittoria nella superpro di Luca Poncia che comunque per quanto forte qualche piede qua e là stavolta ci si è riusciti a fargli mettere.

Termine di questa gara molto calda con lieve anticipo sul tempo massimo, il gran caldo ha evidentemente ritardato i ritmi di quelli che sembrava potessero finire prima, gli effetti della spossatezza e della disidratazione hanno evidenziato strani errori nelle parti finali delle zone per molti piloti, e reso una abitudine diffusa il ricorso agli integratori professionali, molto utili quando la calura incide.

La festosa premiazione con solita estrazione delle due gomme ha preceduto i saluti con cui si augura Buona Vacanza a tutti i piloti Trialario, di li a poco incolonnati lungo la Val Cavallina per il rientro a casa.

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