Piani Resinelli sono spesso associati a momenti di relax proprio per essere una località così ben contornata dal pittoresco sfondo delle splendide Grigne (le montagne più alte del territorio lecchese); al di là di questo la gara del 6 luglio, pur da considerarsi un ulteriore successo organizzativo, non è stata rilassante per nulla.
Bravi i ragazzi del team BDC, costola orientale del team Triangolo Lariano, che hanno predisposto (tra le aree messe a disposizione pur con mille limitazioni) i terreni per zone accessibili al pubblico: tecniche ed anche spettacolari.
E sì che il sabato si era partiti già in salita, difficoltà per i tronchi necessari all’indoor e lamentele a macchia di leopardo per la gara imminente.
È già, perché c’è sempre qualcuno che, invece di apprezzare il fatto che si puliscano dei terreni e che (come sulla scarpata della zona 1) quasi un quintale di rifiuti nascosti nelle sterpaglie vengano raccolti e smaltiti, preferisce esprimere le sue frustrazioni senza moderazioni di linguaggio nei confronti di chi pianta i paletti.
Bravi quindi a pulire e bravi a subire senza litigare, per il bene del trial tocca sopportare anche questo.
Che questa dovesse essere una gara impegnativa lo si era deciso da subito, e poiché non si vuole aumentare il pericolo mentre aumentano le difficoltà, i tracciatori hanno puntato su curve difficili, diagonali in contropendenza e passaggi scivolosi anche senza grossi dislivelli.
Chiaramente, a molti piloti (specialmente al primo giro) la scelta ha creato parecchie complicazioni.
C’è stata per esempio una evidente difficoltà di adattamento al terreno da parte dei piloti abituati ad allenarsi a Chiuduno (ostacoli facili da identificare tipici dei campi scuola).

Non ce ne vogliano i concorrenti ma era proprio nelle intenzioni: fare una gara non pericolosa dove l’errore potesse essere recuperato, con percorsi accessibili anche all’ultimo della classifica ma dove anche per i migliori fosse necessario l’impegno.
E, con queste premesse, la prima zona ha dato il benvenuto a tutti.
Al primo giro, il fatto che su quelle rampe non ci fossero ancora le tracce, ha disorientato molti.
Come nelle gare di venticinque o trenta anni fa (dove però non c’erano differenze di colore) si sono viste le differenze di stile, di traiettoria e persino di marcia inserita.
Da chi faceva tutta la zona in prima a chi sulle rampe, per avere un’erogazione più smorzata, inseriva la terza e senza pentirsene.
Un superbo muro in cemento (non tanto alto, circa un metro) in cima al rampone, il primo giro ha per esempio fermato entrambi i fratelli Cellati a causa di un erogazione troppo esuberante dei loro Beta.
Contro ogni pronostico, lo stesso muro è stato superato a due da Bertassi e a zero da un Balossi, in splendida forma come del resto anche lo scorso anno in questa gara.
Analoga situazione, sempre su questa affollatissima prima zona (visibile dal parcheggio del piazzale delle miniere) ha coinvolto, dopo i fiaschi di numerosi piloti sulla prima rampa, Clara Macchiavello.
Già dal primo via determinatissima, è stata una delle primissime a dimostrare che la zona era percorribile, prendendosi addirittura il lusso di arrivare fino a metà zona a zero.
Sarebbe stato meglio attribuire il numero 7 alla zona delle rampe in erba, ciò avrebbe evitato il problema code alla prima zona e permesso ai piloti di arrivare ad una delle zone più impegnative già caldi, ne faremo memoria per il futuro.
Il problema code non si è però più ripresentato, in nessun momento della gara, le zone, alcune pur lunghe in apparenza non impegnavano i piloti a lungo.
E visto che nella tracciatura è stata data grande attenzione a dosare e intensificare le difficoltà della classe di ingresso, partiamo proprio da quella con la gradita sorpresa di Davide De Giorgi, il primo dei 29 classificati della categoria.
Ricordiamo che era stato tagliato fuori dalla sua gara (quella di Cremia) dove non ha vinto proprio per aver percorso una zona senza accorgersi che dalla tracciatura originale c’erano state delle modifiche (prendendo un 5 irrecuperabile).
In questa gara, per solo uno zero, conquista il podio con una fluorescente Beta Factory che non si sarebbe detto proprio favorita sul fondo scivoloso, il suo splendido giro a 4 gli consente di avere la meglio su Diego Acquistapace, bravissimo comunque non ostante il viscido.

Dichiarato estimatore delle zone impegnative viscide e da percorrere senza troppi spostamenti, conferma la sua presenza sul podio Noris Giuseppe che ad alcuni errori di posizione sulle gambe ha saputo reagire con la forza delle braccia mantenendo bassissimi i parziali, l’esperienza trentennale e l’assetto della sua Repsol hanno fatto il resto.
Segue Acquistapace Andrea, che trae costantemente i frutti del far parte del gruppo di Piantedo.
Al quinto posto, in barba al fatto che anche su questa gara la forza fisica potesse aiutare e molto, troviamo una strepitosa Clara Macchiavello, che ha guidato con una convinzione che in altre gare riusciva ad esprimere solo sulle zone più semplici.
Che non si sia accorta che le zone di questa gara fossero più dure?
A farne le spese è Tavaglione, bravo anche lui non ostante la differenza con gli ostacoli del campo scuola dove si allena.
In salita nella classifica Piscen Emanuele e il giovane Maresi, che con un’insolita costanza di guida mettono dietro piloti con trascorsi più blasonati.
Ritorno di Azzalini Alessandro nella categoria Amatori, i pur bravissimi Mantovani, Borghetti e Della Bosca, molto sicuri su alcuni passaggi viscidi come se guidassero sull’asciutto, nulla hanno potuto contro i 19 totali del giovane di Buglio.
Lo seguono poi Pontiggia e Valsecchi, che hanno sì guidato bene ma non in tutte le zone come Azzalini.
Molto bravi comunque tutti i piloti “amatori” a finire sotto i 25 punti a giro una gara studiata per costringere all’impegno.
Altrettanto si può dire dei piloti “expert”, dove si è verificata una sfida al vertice per la conquista della seconda posizione.
Dopo il consueto Codega, ha la meglio Ruga su Fabio Macchè colpito da un terzo giro disastroso per il livello cui è abituato, ma, come si dice, al destino non vale opporsi.
Un sasso di traverso sulla traiettoria rischiava anche di mandare Bonvini oltre il 4° posto, per un soffio non viene superato da Dino Poncia, che con una guida non proprio fluida e a colpi di nervi riesce a soffiare sulla nuca dei più giovani.
I suoi 50 punti in questa gara gli valgono comunque il primo posto nella classifica expert over 40.
Una menzione di lode per Del Pero, impegnato in gara ma meno preoccupato del punteggio che della riuscita di un evento che lo ha occupato e preoccupato negli ultimi due mesi, il suo decimo posto è una parte del prezzo pagato lavorando fino a tarda sera per la gara organizzata.
Nella classe pro, contentissimo Riccardo Cattaneo, non tanto del risultato scontato quanto del tipo di zone che hanno richiesto (con due o tre eccezioni) un intenso impegno anche a lui, pur senza eccedere nella dimensione degli ostacoli.
Sul secondo gradino del podio si conferma Giuliano Cellati, la cui maggior misura nell’uso del gas è senza dubbio più redditizia sul viscido rispetto alla guida esplosiva del fratello Stefano (che infatti si trova quarto dietro ad un bravissimo Gianoni a suo agio anche sui sassi scivolosi).
Spettacolare ritorno a livelli imprevisti di Augusto Balossi, agevolato dai movimenti lenti tipici della sua guida ed in giornata di forma si impone su Azzalini e Galbani autori di passaggi spettacolari immortalati in foto.

Al termine delle fatiche gli appassionati di cucina montana hanno potuto gradire le specialità del Rifugio SEL a prezzi convenzionati giusto il tempo che intercorreva tra gara e premiazione.
Va ricordato di nuovo che c’è anche stato chi, a fine gara, ha ramazzato le strade imbrattate di fango, smontato la zona indoor, ripristinato gli ingressi dalla strada e durante la premiazione tolto dal prato tutti i sassi caduti dalla scarpata della zona uno.
Anche questo comporta l’organizzazione di una gara di trial che per i profani sembrerebbe solo l’impegno di tracciare 8 zone.

Pietro De Angelis

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